Le bellezze dei giardini in città tra arte e natura: Roberto Burle Marx

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Roberto Burle Marx nasce nel 1909. Artista brasiliano, famoso a livello internazionale per la sua professione di paesaggista. Ha vissuto a Rio de Janeiro durante la sua infanzia, si è trasferito con la sua famiglia in Germania nel 1928. L’anno successivo, frequentò lo studio di pittura di Degner Klemn. Rientrato in Brasile, seguì un corso di pittura e architettura presso la National School of Fine Arts (Enba). Tra il 1934 e il 1937 ricoprì la carica di direttore di parchi e giardini a Recife, Pernambuco. Alla fine degli anni ’30 nacque l’integrazione della sua opera paesaggistica con l’architettura moderna, un’epoca in cui l’artista sperimentava forme organiche e sinuose nell’elaborazione dei suoi progetti. La sua passione per le piante risale alla sua giovinezza, quando si interessò alla botanica e al giardinaggio, ma fu nel 1949 che Roberto Burle Marx organizzò una grande collezione, quando acquisì un sito di 800.000 m² a Campo Grande, Rio de Janeiro. In compagnia di botanici, compie numerosi viaggi in diverse regioni del paese, per raccogliere e catalogare esemplari di piante, riproducendo nella sua opera la diversità fitogeografica brasiliana. È il primo paesaggista brasiliano che si discosta dai principi classici della progettazione del giardino formale. Anche se è il parco romantico la sua partenza, introduce novità per masse, tessiture, colori e piani asimmetrici usando la materia di una natura fino ad allora sentiva come ostile. Alternando sempre, le sue attività tra la pittura e il paesaggio, si è immediatamente unito al team responsabile della costruzione del Ministero della Pubblica Istruzione, per il quale ha progettato i giardini. Nei prossimi 50 anni, ha già realizzato numerosi progetti paesaggistici per Pampulha a Belo Horizonte (1940). Largo do Machado a Rio de Janeiro (1945) Parco Ibirapuera a San Paolo (1954) Museo di arte moderna e spiaggia di Botafogo a Rio de Janeiro (1955) Asse monumentale di Brasilia (1958) Parco Flamengo a Rio de Janeiro (1959), Curitiba Civic Center (1966).

Opere di Burle Marx

Nell’opera di Roberto Burle Marx il sito e il progetto si trasformano vicendevolmente dando vita ad una continuità diretta fra paesaggio e costruzione architettonica. La vegetazione, il disegno della pavimentazione, l’uso di campiture fiorite, la presenza dell’acqua valorizzano la percezione scenica dell’uomo riconosciuto come spettatore e insieme attore nella formazione del paesaggio. Il disegno in pianta, per Burle Marx, non è quindi solamente il luogo dell’indicazione astratta, concettuale, delle relazioni metriche tra i corpi, ma da esso emergono forme liberamente percorribili, masse che si intersecano e si compenetrano in una pluralità di spazi e di volumi, regolati da una visione in movimento e sempre rapportati alla scala umana. Nei suoi progetti riesce inoltre a prevedere l’evoluzione e la tridimensionalità nel tempo, e in funzione di questo aspetto sviluppa composizioni (la cui pianta ricorda spesso quadri astratti), che si integrano perfettamente nel paesaggio circostante, annullando i confini netti con il contesto in cui sono inserite, sia esso la skyline urbana o un panorama di monti e foreste, o la linea sottile del mare.

Palazzo Gustavo Capanema, all’epoca Ministero dell’Educazione e Salute. È l’invenzione del giardino brasiliano moderno, con un suo lessico del tutto originale, legato esplicitamente a un patrimonio primario del suo paese, la natura, e alla battaglia ecologica per proteggerla. La progettazione del giardino si mostrano in due spazi separati e continui allo stesso tempo. Il primo giardino si snoda sul tetto di un edificio, relativamente basso, che si protende dall’edificio principale. Il giardino di terra, invece, presenta una continuità di linee e piante con quello sopraelevato. Al di là della continuità lineare c’è da considerare la visione dall’alto del complesso verde. Agli impiegati, infatti, si presenta un progetto che esula dallo spazio rettangolare del tetto e che, come se non bastasse, prosegue oltre il confine con delle linee curve e sinuose. Linee che sono uno dei tratti distintivi dell’opera di Burle Marx e che sono rintracciabili in progetti quali la Residenza Walther Moreira Salles, la Clemente Gomes ad Arelas, il Palazzo Tamaraty e la pavimentazione dell’Avenida atlantica di Rio de Janeiro

La Residenza Edmundo Cavanellas

Uno dei progetti più esemplificativi delle polarità e dell’armonia tipiche del lavoro è la Residenza Edmundo Cavanellas. Quest’abitazione è posta al centro di una valle tappezzata da una densissima foresta. È qui, negli spazi verdi che circondano la residenza, che la sperimentazione si scinde in due approcci progettuali distinti che si riversano in due specifiche parti del giardino. Una, imperniata su linee curve che sembrano pennellate, con contrasti cromatici importanti. Il secondo spazio, invece, conquista lo sguardo dell’osservatore con il suo aspetto modulare, rigido; con la sua scacchiera erbacea fatta di diverse gradazioni di colori. Audacia, quindi, un’interpretazione fluida e carnosa della linea, che si snoda su piani congiunti dall’armonia. Queste le direttrici del lavoro di Roberto Burle Marx, il paesaggista che ha strutturato nel mondo la percezione dell’arte brasiliana dei giardini

Caracas Parco Est

Gli ambienti del Parco Est generati, hanno una presenza costante di acqua e la prospettiva lontana del Monte Avila di offrire spazi naturalistici ispirazione dove i contrasti di colore e di generare masse indiscutibile bellezza. La strategia di Burle Marx si basa sulla localizzazione delle specie autoctone più spettacolari e introduzione di carattere ornamentale acclimatato. I contorni delle praterie, laghi e boschi sono definiti come un fluido, dolcemente ondulato topografia che sfrutta gli spazi esistenti sottilmente creando estanciales molto apprezzata da visitatori e utenti. I sentieri e le strade seguono un percorso curvo approccio ben si adatta alle forme del paesaggio e sono strutturati per permettere viste vicino e lontano.

Testo di Giuseppe Lombardo, a cura di Alessandro Marino, paesaggista

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